La mia risposta è la seguente. Il gioco è comunicazione. I vostri bambini vogliono comunicare con voi soprattutto dopo una giornata in cui non vi vedono , ovviamente lo fanno a modo loro e il gioco è uno dei mezzi di comunicazione più frequente fino ai 7/8 anni .
Giocare per il bambino non vuol dire solo FARE ma poter DARE SENSO al fare proprio e altrui. Avere qualcuno, nello specifico un adulto, con cui condividere queste attribuzioni di senso è, per il bambino , molto importante mentre per gli adulti, farsi coinvolgere nel gioco “entrando a far parte della scena”, vuol dire anche se solo inconsapevolmente, cogliere ed accogliere il suo bisogno e la sua richiesta.
Il bambino nel gioco esprime dinamiche che sono interne a lui ma che anche sente interne agli altri che lo circondano, ai genitori, spesso rimettendone in scena modi, interazioni, che sono negli adulti attorno a lui (per es. potrà far piangere i pupazzi se lui è triste ma anche se lo è la madre).
Da
0 a 6 anni nel gioco il bambino si scopre e scopre, elabora
esperienze, emozioni ad esse collegate ed angosce, mette in scena
parti di sé che il bambino non oserebbe agire davvero. Egli esprime
ciò che sta provando, le fantasie che ha su di sé e sull’altro,
le dinamiche relazionali che avverte attorno a sé. Mette in scena
esperienze già vissute o che sta per affrontare elaborando nel
gioco-prima ancora che nella realtà- le difficoltà che comportano,
assaporando i piaceri dello sviluppo, della crescita e
dell’autonomia.
Osservare
il bambino mentre gioca ci insegna molto, la scoperta , i sorrisi ,
le smorfie, la scelta di un giocattolo, il modo di giocare che cambia
, prima usano i 5 sensi , toccano , ascoltano , leccano o succhiano ,
odorano , vedono , poi la messa in atto di azioni che servono per
capire come funzionano i giochi ed ancora l'uso di vestiti , di
oggetti quotidiani attraverso cui imparano a codificare , ad
apprendere i ruoli sociali , i lavori ecc.
Il
bambino gioca quindi per il piacere di farlo e mentre gioca
apprende. Essendo l'adulto uno degli strumenti di apprendimento e un
mezzo per conoscere il mondo circostante è molto importante trovare
il tempo per giocare .
L'adulto
giocando ridiventa piccolo, scopre degli aspetti del proprio bambino,
gli dedica del tempo che quando sarà grande ricorderà con piacere,
entra in relazione con lui .
Giocare
con il bambino ascoltandolo in modo attento e presente anche solo
per mezz'ora al giorno è necessario . Proporre e non aspettare
sempre la richiesta da parte sua è altrettanto significativo,
ricordiamoci che i grandi siamo noi e sappiamo molte più cose di
loro , possiamo condividere con loro tante esperienze che a nostra
volta abbiamo vissuto con i nostri nonni e genitori raccontando così
un po' di noi e trasmettendogli la nostra storia, che in parte è
anche la sua, creando così la sua identità. E' questo quello che
serve ad un bambino non il giocattolo all'ultima moda. Pochi
giocattoli alla volta adatti all'età del bambino, , dategli il
tempo di esplorarli tutti e poi cambiate , non serve riempire le
stanze , non gli riempite la vita così facendo, il bambino ha
bisogno di questo ma anche e soprattuttto di tempo da trascorrere con
i suoi genitori , tempo in cui sviluppare la creatività , inventare
giochi nuovi anche nel concreto con oggetti riciclati ad esempio.
Avere un bambino in famiglia è una grande risorsa per tanti motivi,
nello specifico lo è perchè grazie al proprio figlio si rimane un
po' bambini, il cervello è sempre attento e in funzione e la
creatività è alla base della quotidianità. Giochiamo di più con i
nostri bambini e soprattutto giochiamo di più in generale.
Dott.ssa
Antonella Lauretano
Psicologa,
Psicoterapeuta Familiare
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